Il son nasce a Cuba e unisce la tradizione musicale dei colonizzatori spagnoli con quella degli schiavi africani ed è il genere che ha dato origine ai ritmi caraibici più ballati al giorno d’oggi primo tra tutti la Salsa.
Questo stile si affermò nel corso degli anni ’30, anche se la sua nascita si fa risalire alla fine del XIX secolo, e la sua forma è paragonabile al blues degli Stati Uniti: semplice e permeato dalla sua cultura di origine, con melodie spagnole marcate da ritmi africani, con un’alternanza di strofe con domande e risposte tra il cantante e il coro. La diffusione del son è avvenuta grazie ai Trova, musicisti che giravano Cuba raccontando nelle loro canzoni le storie degli schiavi e dei colonizzatori fino al 1916 quando i fratelli Martinez fondarono il primo gruppo ufficiale di son, “Quartetto Oriental”, che nel 1918 cominciò a registrare con il nome di “Sexteto Habanero”.
L’emergere del son cubano aumentò l’interazione tra cultura spagnola e africana e permise ai musicisti neri di guadagnare attraverso le proprie esibizioni e di entrare in un ambiente che prima era riservato solo agli europei. Nonostante ciò, nella Cuba del 1910, la superiorità dei bianchi era molto forte e, quando il son cominciò a diffondersi sia tra i bianchi che tra i neri, la classe dirigente guardò con preoccupazione al fenomeno e il son rimase nell’ombra fino al 1922 quando arrivò la radio e la popolarità di L’Avana. In quel momento il son conobbe una notevole impennata che, tra il 1925 e il 1928, visse un periodo di trasformazione in cui da genere di nicchia divenne celebre in tutta l’isola. La svolta definitiva ci fu, però, quando il presidente Machado chiese per il suo compleanno l’orchestra “Sonora Matancera” episodio che, unito ai tanti musicisti che oltrepassano i confini nazionali per andare ad esibirsi in tutto il sud America, portò la popolarità del son anche nella stessa Cuba. Alla fine degli anni ’20 la popolarità del son continuava a crescere e nascevano nuovi gruppi e cantanti tra cui spiccò Rita Montaner che, nel 1928 con la sua “El Manicero”, riuscì a far entrare la prima canzone cubana nella hit parade europea e la portò anche, nel 1930, negli Stati Uniti dove ebbe un grande ed inaspettato successo.
Con l’arrivo del Cha cha cha e del Mambo negli Stati Uniti, il son divenne ancora più popolare poichè padre di quest’ultimi e, unito alla rivoluzione cubana, tutte le forme di musica afrocubane contribuirono allo sviluppo della salsa. Alla fine degli anni 30 l’epoca d’oro del son classico, però, era già terminata poichè i gruppi furono sostituiti dalle band di latin jazz facendo sì che, la stessa musica che il son aveva contribuito a creare, fosse la più richiesta a Cuba. I gruppi di son classico cominciarono a disgregarsi, a cambiare genere o ad esibirsi solo nelle comunità afrocubane portando, alla fine degli anni ’40, un disinteresse per il son anche tra i cubani più conservatori. In più negli anni’ 40 e ’50, con il boom turistico a Cuba e la popolarità del jazz e delle sonorità americane, le band che si svilupparono erano molto simili a quelle jazzistiche per avvicinarsi al gusto del pubblico occidentale, abbandonando del tutto le sonorità tipicamente africane. Allo stesso tempo i produttori discografici incidevano e diffondevano principalmente i dischi delle big band che riproducevano quelle sonorità divenute ormai popolari a Cuba. Nel 1991 però la caduta dell’URSS ( maggior partner economico di Cuba) costrinse l’isola a incoraggiare il turismo per aumentare le entrate. In quel momento la musica tradizionale cubana divenne una delle attrazioni principali dell’isola e con il film, e il successivo album, “Buena Vista Social Club” il son riprese popolarità diventando un fenomeno mondiale. Grazie a questi avvenimenti il son è stato pienamente riscoperto dentro e fuori i confini dei Caraibi, e si è riusciti a far riscoprire il son anche alle nuove generazioni sia a Cuba sia nel resto del mondo, dove non era mai stato sentito prima.
“Le radici fanno di noi ciò che siamo e si riflettono sempre in ciò che ne deriva, senza conoscerle non potrebbe esistere una crescita evolutiva.”
*i contenuti di questo articolo hanno carattere divulgativo ed informativo.** i contenuti di questo articolo trovano ispirazione dall’esperienza didattica e professionale dell’autore unitamente ad una selezionata ricerca sitografica e bibliografica. Del M° Nicola Gelsomino
Negli anni 70, in Europa e in America, le discoteche erano la forma più popolare di intrattenimento. Nelle discoteche si ballava principalmente danza freestyle e i giovani adulti e gli adolescenti a NYC cominciarono a creare delle gare di ballo nelle più famose discoteche del tempo, come il “Contiki”, il “Footsteps” e il “The red and white”. Qui si incontravano i più bravi ballerini dei quartieri di NYC per scambiarsi informazioni e per competere. Proprio in questi anni una donna presentò un nuovo ” ballo di contatto” con un modulo base a 6 passi e giri singoli a destra e sinistra, che successivamente avrebbe preso il nome di “hustle”.
I giovani si interessarono molto a questa nuova “danza” perché era un ritorno al romanticismo e alla possibilità di conoscere persone. Fino ad allora nelle discoteche latine la “danza a contatto” era sempre stata presente sotto forma di mambo, salsa, cha cha e la musica da discoteca veniva usata solo nelle pause della musica dal vivo. Si penso’, quindi, di includere il “cambio peso” del mambo con la semplice danza dei 6 passi, ed incominciarono ad essere incorporate anche sempre più figure di coppia del mambo, più giri e cambi di mano dando così inizio a quella tipologia di danza chiamata “latin hustle”. Anche se tutto nacque a NY, negli anni successivi si diffuse in tutti gli Stati Uniti, ed in più aumentarono le gare e quindi la ricerca di novità, che sfocio’ nell’introduzione anche di movimenti acrobatici. Nel 1975 circa le discoteche, gli alberghi e le TV introdussero questo nuovo tipo di intrattenimento, assumendo giovani ed innovativi professionisti per le esibizioni e, questa nuova opportunità, stimolo’ i ballerini a cercare nuovi modi per coinvolgere e stupire il pubblico. La danza divenne quindi più veloce e il “& 1 2 3” originale venne eliminato mantenendo solo il “& 3 4 5” per muoversi più rapidamente. Dopodiché il “& 4 5 6” divenne il “& 1 2 3”, conteggio dell’hustle odierno.
In Italia la maggiore rappresentanza del “latin hustle” è il progetto IHDA ITALIA all’interno della D&G Dance Accademy ssd, nata dalla passione dei maestri Graziano Boggiani e Daniela Trucco che iniziarono a studiare questa disciplina nel 2000 consigliati dal maestro Espen Solberg ch. Studiano con Stacy Diaz (Escarga latina) che li accompagna nelle scuole di hustle più rinomate di NY, come la Dance Sport di Paul Policoro, per poi studiare con artisti quali il grande Arthe Philips e la famosa Maria Torres. Nel 2005 presenziano all ‘INTERNATIONAL HUSTLE AND SALSA COMPETITION DI MIAMI 2005 organizzato dal più grande esponente del latin hustle, il maestro Billy Fajardo , come primi ed unici insegnanti di hustle in EUROPA e, di ritorno in Italia, iniziano un piano di sviluppo per esportare il latin hustle in Europa mantenendone intatte le caratteristiche. Le loro coppie di allievi hanno partecipato e vinto varie gare, arrivando nel 2012, a vincere in Italia il titolo di CAMPIONI DEL MONDO AMATORI . Dal 2015, a seguito della fine della collaborazione con la maestra Trucco, il percorso non si ferma ed oggi continua con la collaborazione della maestra Ilaria Zegna. Ad oggi sono stati diplomati tanti professionisti italiani ed è stato introdotto anche un nuovo paese verso cui esportare l’hustle: la Spagna. Anche se il “latin hustle” viene comunemente identificato con la musica disco degli anni 70, è una disciplina in continua evoluzione capace di accogliere nuovi stili musicali più giovani quali ad esempio il pop, l’house e la dance creando nuovi stili che già spopolano in Giappone ed in Cina e che sono in via di sviluppo in tutta Europa.
*i contenuti di questo articolo hanno carattere divulgativo ed informativo.
** i contenuti di questo articolo trovano ispirazione dall’esperienza didattica e professionale dell’autore unitamente ad una selezionata ricerca sitografica e bibliografica.
In Angola, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, nasce un nuovo genere musicale e con esso un nuovo stile di danza meglio noto come Kizomba. Etimologicamente la parola deriva da Kizundo che in dialetto angolano significa ” festa ” ( probabilmente il termine è legato ai festeggiamenti relativi alla liberazione dalla schiavitù ).
La Kizomba è un ballo di coppia caratterizzato da un ritmo lento e romantico accompagnato da movimenti sensuali e sinuosi. È considerato il prodotto finale di numerose contaminazioni di generi musicali, tra cui Semba, Zouk e Tango Argentino. Subisce le influenze Caraibiche a causa della guerra civile ( 1975- 2002 ) e argentine poiché gli schiavi africani giunsero in Argentina verso la metà del 1800 condizionando stilisticamente la cultura musicale locale, motivo per cui la Kizomba spesso viene definita ” Tango Angolano ” ( dal latino tanguere ossia toccare). In realtà alcuni passi rievocano molto lo stile argentino del tango, ma la differenza è facilmente intuibile: mentre nel Tango i movimenti della parte inferiore del corpo sono prevalentemente circolari, nella Kizomba si evidenziano sia oscillazioni di antiversione e retroversione del bacino sia movimenti di torsione del busto effettuati controlateralmente alla torsione del bacino.
È una danza in cui il contatto tra dama e cavaliere avviene principalmente attraverso la parte superiore del corpo contrariamente al filone brasiliano dove il contatto avviene nella parte inferiore. I passi seguono la cadenza lenta del ritmo musicale manifestandosi in movimenti che possono essere classificati nei seguenti stili:
Passada: dama e cavaliere camminano insieme seguendo la medesima direzione;
Saida: dama e cavaliere sono distaccati e la donna cammina lateralmente al cavaliere;
Tarraxa: dama e cavaliere non si muovono lungo nessuna linea di ballo ma l’uomo tra una batida e l’altra, quindi durante la pausa musicale, marca la cadenza della musica con l’anca.
La Kizomba, quindi, è considerata il frutto della fusione di differenti influenze stilistiche. Si ritiene opportuno analizzare le principali: • Semba • Zouk • Coladeira • Colazouk • Maringa • Kabetula • Rebita
• Semba: Probabilmente il Semba è la danza più popolare in Angola. È una danza piuttosto sinuosa, progenitrice della samba brasiliana, dove dama e cavaliere si sfiorano attraverso ritmiche spinte di bacino. Tradizionalmente ballata in occasione speciali come nascite, matrimoni e festeggiamenti per la buona riuscita del raccolto. Questa danza si origina e si sviluppa a partire dal 17° secolo nelle zone costiere dell’Angola. Un’ ipotesi molto accreditata è che il Semba abbia dato i natali alla musica tradizionale brasiliana attraverso la tratta degli schiavi. Il Semba dopo la guerra d’indipendenza perse quella popolarità che, però, grazie ad artisti più contemporanei come Flores e Marvilha intenti a rievocare il vecchio stile, sta lentamente riacquistando. Gli strumenti più utilizzati nella musica semba sono le percussioni in particolare TALORAS e DILONGA.
• Zouk: Lo Zouk è un ballo che trova le sue origini nelle Antille francesi e subisce forti influenze stilistiche Caraibiche, africane ed europee ( soprattutto francesi). I ritmi caraibici e haitiani sono rievocati dall’ utilizzato di strumenti a percussione tipici come il TAMBOUK ( tamburo di piccole dimensioni), il TIBOIS ( strumento cilindrico cavo di medie dimensioni) e il GWOKA ( tamburo di grandi dimensioni). Questa danza è caratterizzata dal pronunciato movimento oscillatorio dell’ anca che avviene in sincronia tra i due ballerini. Come in ogni genere, la coreografia può essere eseguita in maniera veloce oppure lenta ( in tal caso è stato coniato il termine ZOUKLOVE spesso interpretato sulla falsa riga del Merengue). In epoca più contemporanea lo zouk è stato contaminato a sua volta da diversi generi uno dei quali è la LAMBADA.
• Coladeira: La Coladeira è una danza di coppia di origine capoverdiana caratterizzata da evidenti oscillazione del corpo unitamente ad oscillazioni delle spalle e movimenti laterali dei piedi i cui passi permettono di caricare e scaricare alternativamente il peso del corpo. Negli anni ’70 subisce influenze di RUMBA, SALSA e CUMBIA a causa delle relazioni politiche connesse al socialismo; negli anni ’80 segue la contaminazione angolana, haitiana e delle Antille Francesi. Gli strumenti più utilizzati sono il VIOLAO ( chitarra ), REBACA ( violino), TROMBA, CLARINETTO e vari strumenti a PERCUSSIONE. A partire dagli anni ’80 fu introdotta la STRUMENTAZIONE ELETTRONICA che favori l’evoluzione della Coladeira.
• Colazouk: È il prodotto della reciproca influenza di ZOUK e COLADEIRA. Una fusione che nasce e si sviluppa a Capo Verde e che a partita dagli anni ’70-’80 assumerà un ritmo più lento convertendosi in ZOUKLOVE e successivamente KIZOMBA la quale si presenterà al mondo della danza con uno stile romantico e un ritmo lento imbevuto della tradizionale musica capoverdiana.
• Maringa: La Maringa, conosciuta anche come ” musica del vino di palma ” poiché era tradizione bere vino di palma durante le serate danzanti organizzate ai pianobar in Sierra Leone. È anch’essa una danza nata dal connubio tra la cultura caraibica e congolese. Si tratta di un genere musicale che a macchia d’olio si espande nel tempo in tutta Europa. È caratterizzata da ritmi tipicamente latino americani che rimandano alla rumba, al merengue, bolero, cha-cha e pachanga. Può essere quindi considerata come una fusione tra il suono della chitarra dei marinai portoghesi ed il CALIPSO CARAIBICO ( genere musicale folkloristico proprio della cultura afro- americana nato a Trinidad all ‘ inizio del 1900 ).
• Kabetula: Kabetula e Kazukuta sono altre due danze popolari angolane. La prima è una danza veloce che arricchita da salti acrobatici, mentre la seconda è una danza che presenta un ritmo più lento caratterizzato da una grossolana e primitiva oscillazione delle braccia.
• Rebita: La Rebita è una danza che si origina nella metà del 18° secolo e che diviene molto popolare in Angola negli anni ’30 soprattutto nelle aree suburbana della capitale ( note con il me di MUSSEQUES ). LA Rebita si danza formando un largo cerchio costituito da coppie di ballerini. Gli abiti utilizzati sono molto caratteristici: gli uomini indossano un abito con cravatta annessa e le donne vestivano con elaborati BESSANGANAS ossia una tipica veste femminile angolana. Le donne che provenivano dal centro urbano si distinguevano poiché indossavano anche colorate e decorate stoffe avvolte sul capo. È una danza molto simile all’ UMBIGADA ( che nel dialetto degli schiavi angolani e congolesi significava ombelico ) precursore del SEMBA basato sul comune movimento della parte superiore dell’addome ( stomaco).
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Il merengue è il ballo che rappresenta la Repubblica Dominicana ma si deve andare indietro nel tempo, alla dominazione francese del territorio dominicano, per collocarne la nascita. Nel 1790 i francesi avevano circa 500.000 schiavi africani gestiti da 57.000 bianchi. Nel 1791 una parte degli schiavi reagì massacrando numerosi francesi, mentre altri fuggirono portando con sé gli schiavi. La Repubblica Dominicana rimase sotto il governo di Haiti fino al 1844 quando, dopo un intervento americano, la nazione fu nominata Santo Domingo e fu rappresentata da Rafael Tuijllo, eletto dal nuovo governo dominicano ma rivelatosi un brutale dittatore. Solo nel 1965,grazie ad un nuovo intervento degli Stati Uniti, la Repubblica Dominicana è diventata una nazione democratica.
Proprio nel periodo della schiavitù nasce il Merengue, nome derivato dal dolce francese meringa poiché, come il dolce anche questa danza ha una natura soffice e leggera. Ci sono due storie che riguardano la nascita di questo ballo: la prima racconta che sia nato tra gli schiavi che coltivavano le piantagioni di zucchero e che, essendo legati tra loro, erano costretti a trascinare una gamba. La seconda racconta di un soldato che fu accolto dopo la rivolta degli schiavi in un villaggio e, essendo zoppo a seguito di una ferita di guerra alla gamba, gli abitanti durante il festeggiamento in suo onore, per rispetto, cominciarono a ballare zoppicando come lui.
Alle origini il Merengue era una danza di gruppo che si ballava in circolo, dove gli uomini e le donne si fronteggiano tenendosi per le mani. I movimenti erano caratterizzati solo da un tremito delle spalle e un rapido movimento dei piedi. Era molto influenzato dalla contraddanza europea e, questa influenza, si nota soprattutto nella musica che comincia con una parte strumentale lenta, poi una parte lirica più morbida per finire con un ritmo molto veloce. Dal Merengue originario di sono poi sviluppate altre tipologie del ballo come il Merengue Ballroom in cui tutti i passaggi sono su una sola battuta fissa e hanno il movimento “zoppicante” di cui si era parlato nelle origini. I ballerini hanno una coppia chiusa e le coreografie sono semplici e sviluppate girando in circolo su se stessi. Altro stile è il Club Merengue che mantiene le caratteristiche del Ballroom ma con movimenti più sensuali e poi c’è il Merengue Folk che è il più fedele al merengue tipico e di può ritrovare,oggi, nelle zone più rurali della Repubblica Dominicana. Per quanto riguarda la musica, il Merengue fu rivalutato durante la sua dittatura proprio da Rafael Turijllo che, negli anni 30, fece comporre in suo onore molti pezzi di merengue. Si ebbe così il diffondersi delle musiche tradizionali del Merengue che definirono la struttura del ritmo e le figure del ballo. Ma il vero rilancio ci fu negli anni ’80 quando la grande “Orquestra Merengue” suonò nuovi pezzi consacrando così il Merengue come degno concorrente della Salsa. Alla fine degli anni’ 90 furono incorporati nei pezzi di merengue sintetizzatori e tamburi elettronici, creando così un nuovo sound contemporaneo che, ancora oggi, rappresenta il vanto della Repubblica Dominicana ed affascina chi di avvicina a questa disciplina.
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Si dice che “la salsa è nata nel barrio latino di NY da madre cubana e padre portoricano”, ma vediamo perché. Negli anni 30 vide la luce uno stile musicale, il mambo “moderno” che in un primo momento non venne considerato come un nuovo ritmo ma un sottoprodotto del danzon. Solo negli anni 40,dopo la guerra, con la nascita di nuove orchestre afrocubane formate da musicisti latini e jazzisti americani, in cui furono introdotte le congas, si ebbe l’esplosione del mambo e, grazie ai grandi artisti quali Tito Puente, Tito Rodriguez, Machito e Dizzy Gillespie, che arrichirono i loro arrangiamenti con i ritmi cubani, NY divenne il centro della nascita del jazz afrocubano.
Alla fine degli anni 50, a causa della crisi economica poche “grandi band” che nei precedenti anni avevano spopolato rimasero vive ma, nonostante questo, le forme principali della musica cubana continuarono ad andare avanti grazie a giovani musicisti indipendenti. In questi anni un altro avvenimento aiutò molto il progresso della musica cubana : la rinascita del famosissimo Palladium che divenne uno dei templi della musica latina. Vi suonarono grandi nomi tra cui ricordiamo Perez Prado, Tito Rodriguez e Tito Puente portoricano nativo del barrio di NY, e si esibirono ballerini che spesso venivano dalla strada ma avevano una grande creatività, come il duo formato da Anibal Vasquez e Joe Centeno che nel loro mambo fusero swing e tip tap creando lunghi shine chiamati così in riferimento alle scarpe luccicanti dei ballerini.
E, proprio al Palladium, nacquero le prime leggende del ballo latino, in una magica atmosfera in cui c’era un entusiasmo contagioso, una particolare cura nei look dei ballerini che a volte lanciavano vere e proprie mode. Con il tempo però il locale perse la sua importanza perché il pubblico si diresse verso altri luoghi e nel 1964 chiuse, dandovia libera ai piccoli locali di diffondersi. Nel frattempo, nel barrio latino di NY, si cercava una nuova musica che unisse le origini cubane con la sonorità delle nuove generazioni e si diffuse un nuovo tipo di ballo, la Pachanga, che negli anni 60 fece impazzire NY per il suo ritmo frizzante. Anche un altro genere musicale nacque a NY tra l’incontro del cha cha cha e del rock and roll: il Boogaloo.
La musica latina tradizionale non era più quella semplice del vecchio mondo, ma fu influenzata dall’energia di NY :tempi più veloci, maggior importanza dei fiati e testi che raccontavano il crimine e la povertà dei quartieri degradati. Con queste trasformazioni si arriva agli inizi degli anni 70 quando la musica del quartiere latino di NY non era più musica x divertire ma per raccontare. Nel 1971 nacque la Fania All Star che, con il concerto al Cheetah, contribuì alla diffusione di questo nuovo movimento chiamato salsa, promuovendo i suoi artisti fuori e dentro il mercato americano. Alla fine degli anni 70 Jerry Masucci decise di vendere l’etichetta Fania ad una società sudamericana e vari musicisti di allontanarono dai ritmi della salsa per sperimentare nuove strade musicali. Agli inizi degli anni 80 sembrava che NY fosse ormai finita come capitale della salsa ma, negli anni 90, i produttori e i musicisti cominciarono a guardare di nuovo alle radici della salsa classica riportando nuova luce nella crisi ed un esempio chiaro fu Marc Anthony che passò dal latin house al pop basato sulla salsa con forti elementi afro cubani riportando in musica la complessità ritmica della salsa anni 70.
Da quel momento si è avuta una continua evoluzione che ha l’apice alla fine degli anni 90 con il pop latino (vedi Ricky Martin) e gruppi veterani (vedi Buena Vista Social Club) che ebbero enorme successo negli USA .
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